Nel  variegato universo della moda c’è posto per tanti piccoli grandi mondi: parlare di moda significa parlare delle diverse tendenze che ci vengono proposte dalle sfilate e che a volte non sono altro che rivisitazioni di capi che ci avevano già stregato decenni prima (sono “i corsi e ricorsi della moda” a cui la jumpsuit non è di certo  sfuggita) ma significa anche notare come dietro un capo d’abbigliamento ci possa essere molto di più del “trend del momento”. Guardare alla storia della moda significa guardare anche alla storia di alcune invenzioni che hanno rivoluzionato la sartoria (cosa sarebbe successo se il telaio jacquard non fosse mai esistito?) e a volte un particolare indumento o uno specifico accessorio può essere simbolo di un credo religioso o di una tradizione di un certo Paese. Ecco perché analizzare un termine usato nel campo della moda non si traduce soltanto nel riuscire a leggere le riviste di settore più agevolmente ma può anche significare imparare a leggere nella volontà di indossare un capo la volontà di comunicare un determinato messaggio.

Jacquard

La fantasia jacquard prende il nome dal suo “creatore”: con il termine jacquard, infatti, si intendono quei tessuti  con motivi colorati realizzati per mezzo della lavorazione inventata proprio da Joseph Jacquard.  Fu infatti questo francese a inventare l’originale sistema di tessitura che rende possibile la fantasia jacquard: per la tecnica jacquard si usano delle particolari schede perforate. Non hai ancora le idee del tutto chiare? Per chiarirle è meglio procedere per gradi: il francese Joseph-Mari Jacquard, nel 1801, presentò un telaio (che poi, in suo onore, venne chiamato “telaio jacquard”) che aveva la particolarità di avere, in aggiunta, un macchinario capace di permettere la movimentazione automatica dei singoli fili di ordito. Risultato? Tramite l’so di speciali schede perforate era possibile produrre tessuti anche molto complessi per mezzo del lavoro di un unico tessitore. Oggi con il termine “motivi jacquard” detti anche “motivi norvegesi” si intende in particolare la lavorazione a maglia realizzata a più colori in cui si ha un disegno (non ricamato in seguito bensì incorporato nel fondo) di cui si contano i diversi “quadretti” (a ogni quadretto corrisponde una maglia).

Ecco un esempio di fantasia jacquard.
Ecco un esempio di fantasia jacquard.

Jumpsuit

Cos’è la jumpsuit? Fondamentalmente sarebbe la “tuta a pezzo unico”. La jumpsuit, infatti, è costituita da un unico pezzo in cui “parte superiore” e “parte inferiore” sono uniti: questa soluzione ti sembra adatta soltanto per un look estremamente casual? Non è affatto così! La jumpsuit, infatti, può rivelarsi un capo perfetto in ogni occasione. Cerchi un’alternativa al classico abitino da sfoggiare nelle tue uscite serali? Una jumpsuit in un colore scuro, realizzata con materiali preziosi come la seta, resa sensuale da trasparenze sapientemente dosate e arricchita da inserti in pizzo o lustrini può essere perfetta per un’occasione mondana: basta indossarla con ai piedi un paio di tacchi alti e il gioco è fatto. Ma la jumpsuit può anche essere perfetta per il giorno: prendi una tutina aderente o, al contrario, una tuta che accarezza morbida le forme, aggiungi scarpe basse o zeppe da giorno, abbina una maxi bag colorata e sarai pronta per sfoggiare un outfit pratico ma non per questo poco curato. La jumpsuit può anche vestirsi di denim: ecco allora che nasce una versione riveduta e corretta della classica salopette di jeans. Abbiamo quindi visto come una jumpsuit possa essere realizzata con i tessuti più disparati ma anche quanto a varietà di colori non si scherza: una jumpsuit può essere declinata nel classico nero o in altri colori scuri quando vuole essere particolarmente elegante ma può anche tingersi nei colori più pazzi e nelle fantasie più vivaci per creare un look che sarebbe impossibile non notare.

La jumpsuit? Un indumento versatile: la tuta è un un capo dai mille volti.
La jumpsuit? Un indumento versatile: la tuta è un un capo dai mille volti.

Kippah

Chi l’ha detto che la moda deve occuparsi soltanto di tendenze momentanee? Chi l’ha detto che per “moda” si devono intendere soltanto  i vestiti fatti sfilare in passerella dagli stilisti? La moda è anche specchio di particolari periodi storici, di specifiche classi sociali e anche di usanze religiose. La kippah, a tal proposito, altro non è che un copricapo che gli Ebrei osservanti di sesso maschile sono soliti usare soprattutto nei luoghi di culto. Un punto fondamentale da cui partire per andare alla scoperta della kippah è sapere che per gli ebrei coprire il capo è un segno di rispetto verso Dio: da qui l’uso di indossare un accessorio soprattutto all’interno delle sinagoghe. La kippah (che al plurale diventa kippot) può essere realizzata in diversi materiali e può anche essere di diversi colori: spesso la kippah è realizzata all’uncinetto e decorata con fantasia righe oppure, soprattutto a Gerusalemme, è bianca e ricorda molto un cappello ma esistono anche kippot realizzati in seta o scamosciati o, addirittura, talvolta sacro e profano si mescolano e danno vita a kippot colorati come le maglie di alcune squadre di calcio o con impressi disegni di cartoni animati.

il copricapo degli Ebrei noto come "kippah" può essere decorato in svariati modi.
il copricapo degli Ebrei noto come “kippah” può essere decorato in svariati modi.

Kilt

Un uomo “con la gonna”? No, non si tratta dell’ennesima provocazione da parte del mondo della moda ma di  una tradizione settecentesca: stiamo parlando del kilt e della sua invenzione (nella versione che oggi ci è nota) da parte di un commerciate inglese. Il kilt, originariamente, era un semplice panno lungo che copriva sia la parte superiore che quella inferiore del corpo: questo kilt, infatti, veniva fermato in vita tramite una cintura ma, essendo molto lungo, restava una porzione che veniva posata sulla spalla e fermata con una spilla.  In seguito al kilt venne tolta la parte superiore: rimase quindi soltanto il “gonnellino” e questa evoluzione del kilt è dovuta proprio all’inglese Thomas Rawlinson. Il kilt, ai nostri giorni, è prontamente associato alla Scozia e viene confezionato come una gonna a portafoglio tenuta chiusa da una fibbia e da una spilla. Questo particolare indumento è realizzato in tartan ossia con tessuto caratterizzato da una particolare fantasia  a quadri ormai nota come “fantasia scozzese” ma chi crede che le stampe di ogni kilt siano uguali si sbaglia di grosso: ogni famiglia scozzese, infatti, ha un proprio colore e un proprio “disegno” che la distingue dalle altre.

Una "gonna a portafoglio" dalla fantasia tartan: ecco il kilt.
Una “gonna a portafoglio” dalla fantasia tartan: ecco il kilt.