La moda non ha una vera patria o, per meglio dire, non è figlia di un solo paese: la moda è un mondo e in quanto tale abbraccia ogni paese con le sue caratteristiche particolari, con ogni sua particolarità e con il suo inimitabile stile. Vorresti partire per un viaggio inusuale senza neanche dover prenotare un volo aereo o comprare il biglietto del treno? Allora viaggia sulle ali della moda: la moda può farti saltare da spiagge paradisiache e caldissime a monti dalle temperature estremamente rigide in un batter d’occhio. “Imparare a parlare il linguaggio della moda” può essere l’occasione (decisamente imperdibile) di avere nuovi spunti per approfondire nuovi aspetti di Paesi lontani. Quante volte sentendo magari parlare di un certo cibo di una cucina straniera vi è venuta voglia di approfondire le origini di questo piatto e quindi, più o meno direttamente, scoprire qualcosa in più di una terra che magari vi era quasi del tutto ignota? Andare a scavare nelle radici di un capo d’abbigliamento o di un tessuto non è qualcosa di molto diverso: gli abiti tipici di un determinato popolo hanno molto da dirci sulle abitudini delle persone che sono soliti indossarli e un tessuto realizzato con un certo animale che abita in quella precisa zona ha molto da raccontarci sulla vita degli indigeni del luogo. Curiosa di scoprire su cosa verrai chiamata a indagare? Allora armati di curiosità e allaccia le cinture: stiamo per partire alla volta delle Hawaii con indosso solo una camicia che difficilmente passa inosservata e poi andremo a visitare il Tibet e per non soffrire troppo il freddo ci copriremo con qualcosa realizzato con il pelo dello yak.

Waikiki

Quando ascoltiamo una canzone, di cui magari non riusciamo subito a afferrarne la traduzione, non ci lasciamo trascinare, oltre che dalle note, anche dalla musicalità delle stesse parole del testo? La parola “waikiki” è una parola che ha di certo un suono particolare. Al pronunciarla suona inusuale, ha un sapore esotico, sembra rievocare mondi lontani, terre incontaminate, paradisi distanti. A cosa ti fa pensare la parola waikiki? Se conosci un po’ le Hawaii forse avrai sentito già parlare di “waikiki” dato che si tratta di una delle spiagge più famose di Honolulu. Cosa c’entra tutto questo con le “parole della moda”? C’entra eccome: se è vero che “paese che vai, usanza che trovi” come non pensare alle camicie a fiori quando si parla delle Hawaii? Waikiki è proprio il termine utilizzato per indicare la camicia decorata con grandi fiori tropicali e caratterizzata, oltre che da un disegno così vivace, anche da tinte squillanti. Qualcuno la chiama “aloha shirt”, qualcun altro la conosce come “camicia hawaiana” ma in ogni caso le caratteristiche di questo modello di camicia non cambiano: una camicia hawaiana è generalmente più ampia degli altri modelli di camicia, è a maniche corte e, soprattutto, la sua peculiarità è essere molto colorata. Cosa sarebbe una camicia hawaiana senza le sue fantasie variopinte spesso raffiguranti grandi fiori in pieno stile tropicale? Questa camicia non è di certo un capo d’abbigliamento che passa inosservato e, naturalmente, non è la scelta migliore per un look formale: meglio optare per questo modello di camicia quando si può osare un outfit decisamente più rilassato e quando non si ha paura di attirare gli sguardi di chi si trova intorno a noi! La camicia hawaiana non è di certo il capo d’abbigliamento più elegante che il mondo della moda ha da offrire ma è di certo un capo emblematico capace di rievocare subito luoghi paradisiaci e che, se indossati con la giusta ironia, può anche risultare un indumento particolarmente divertente. Cosa evitare assolutamente quando si decide di indossare una “aloha shirt”? Ovviamente se si sceglie una camicia così appariscente è bene che sia l’unico elemento del look a essere così vivace e colorato: la camicia hawaiana attira già abbastanza l’attenzione, meglio evitare di abbinarla a altri indumenti sgargianti o accessori particolari.

Quale camicia è più vivace di una camicia hawaiana?
Quale camicia è più vivace di una camicia hawaiana?

Yak

Lo yak è un mammifero, appartenente ai bovidi, estremamente resistente: un animale poco resistente, del resto, potrebbe mai vivere sull’Himalaya? Dello yak, che vivendo sugli altopiani tibetani rappresenta una straordinaria risorsa per i nomadi, si utilizza il pelo, il sottopelo e le ossa. Mentre il pelo vero e proprio di questo animale ha una consistenza piuttosto grossolana dal sottopelo si ottiene un filato molto pregiato: con il termine “yak” generalmente si intende un tessuto che, naturalmente, ha un colore scuro e che è perfetto per proteggere da climi particolarmente rigidi. Lo yak, infatti, riesce a vivere nel luogo in cui vive grazie alle particolari caratteristiche del suo manto: lo strato più esterno della “pelliccia dello yak”  presenta peli più ruvidi perché l’animale deve essere difeso dalle intemperie mentre lo strato più interno (il sottovello da cui si ricava la fibra più pregiata) è più sottile e soffice e serve a isolare termicamente il corpo dell’animale. Se non viene trattata chimicamente la lana di yak ha un tono che va dal marrone scuro al grigio scuro e che può anche arrivare al nero. Parlando di yak si può però anche parlare di collane e bracciali: l’osso di yak, infatti, è un materiale molto denso e compatto considerato un ottimo sostituto naturale dell’avorio. La cosiddetta “collana tibetana” viene anche chiamata mala che è un termine sanscrito che significa “ghirlanda” o rosario”: una collana tibetana è infatti costituita da diversi grani (generalmente 108) e viene usata nella pratica buddista. Con che materiale può essere realizzato questo “rosario”? Naturalmente con diversi materiali (che vanno dal legno a pietre più o meno preziose) e tra i materiali papabili si annoverano anche le ossa di yak.

Lana di yak: pregiata, calda e in colori scuri.
Lana di yak: pregiata, calda e in colori scuri.